Roma a 56k, i topi rosicchiano la fibra e internet torna all’età della pietra
Tuffo nel passato per Trastevere che si risveglia agli inizi del 2000 quando le pagine internet si caricavano tra un caffè e l’altro con la simpatica colonna sonora del modem a 56k. A pochi metri da piazza Trilussa squadre di tecnici stanno provvedendo a rimettere in piedi la rete a fibra ottica dopo che i topi ne hanno rosicchiato i cavi. Il segnale internet è ‘down’ in tutta la zona di Trastevere e per i fortunati che riescono ad accedere la linea arriva a singhiozzo.
“Sono i topi che si mangiano tutto, rosicchiano il filo e divorano la fibra all’interno”, racconta il tecnico Giancarlo Gerosi al Corriere, intento a lavorare con Saverio Battisti e altri ragazzi della squadra, con mezzo busto che esce dai sanpietrini. “Il problema principale è che il segnale volta per volta rischia di diventare sempre più debole”, aggiunge.
Una tragedia per chi lavora da casa con la rete, soprattutto in questi ultimi mesi in cui l’alternativa non c’era. Ma i roditori non vivono solo a Roma. Durante la scorsa campagna elettorale a Parigi il tema è entrato in programma al pari di altre tematiche come l’immondizia, la pulizia e il decoro. Anche la rieletta (ed acclamata) sindaca della Ville Lumière, Anne Hidalgo, non è esente da critiche per non aver risolto del tutto il problema. Aveva infatti lanciato un nuovo modello di bidone della spazzatura a prova di topi anche se questa soluzione non ha del tutto funzionato.
Stesso problema a New York dove il neoeletto sindaco Eric Adams avrà il suo problema con i roditori che ben conosce perché quando il padre alcolizzato era nella sua macelleria e la madre in altre case come donna delle pulizie, lui cresceva in una casa popolare di Brooklyn, infestata dai ‘rats’. Adams è stato l’unico candidato sindaco a parlare di questo problema in campagna elettorale e in un’intervista al programma radiofonico statunitense The Breakfast Club, ha detto addirittura che vorrebbe piazzare in tutta la città una trappola a forma di secchio che attira i roditori con l’odore del cibo, annegandoli in una soluzione a base di aceto, presentata anche in occasione del Rat summit nel 2019.
Ora sarà una sfida anche per il neosindaco della Capitale Roberto Gualtieri, perché il problema dei topi a Roma è immemore. Nei primi anni del ‘900 Ernesto Nathan, anche lui appena eletto sindaco di Roma, esaminando il bilancio comunale si accorge della voce ‘frattaglie per gatti’, il cui compito sarebbe stato quello dare la caccia ai topi dagli archivi comunali. Nathan così depenna la voce, da quel momento i felini avrebbero dovuto sfamarsi solo con i topi catturati. Qui nasce il detto ‘Nun c’è trippa pe’ gatti’.
Sicuramente ce ne è per Gualtieri che ha 40 milioni di euro da spendere entro l’anno per l’impiego di mille operatori già inseriti nel piano Ama che avranno il compito di spazzare le strade, rimuovere le discariche abusive, igienizzare i cassonetti, curare il verde verticale ed orizzontale, manutenere le caditoie e i tombini per riuscire a cacciare i topi da Roma, come i gatti di Nathan di cent’anni fa.
Fonte: ilriformista